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Andrea Parena su "Nozze d'Agosto"
Dopo le "Giornate degli Autori" a Venezia pubblichiamo alcune riflessioni di Andrea sulla realizzazione di "Nozze d'Agosto".
La realtà che avevamo di fronte, fin dal soggetto scelto, le feste di matrimonio, è una realtà di rituali che si ripetono, più o meno, uguali a se stessi. Questo si è riflesso nella struttura narrativa del film, dove il prima e il dopo del tempo reale, lineare, sono diventati il prima e il dopo di un tempo che si ripete. I viaggi in auto del dj Max da una festa all'altra, le varie proiezioni al cinema dei filmini, le feste in cui cambiano non il luoghi, ma le “location”, in quanto palcoscenici di una continua messa in scena del quotidiano. Così, in questa struttura ciclica, in qualche modo rituale, ci siamo presi la libertà di dare un tempo proprio ad ogni personaggio, fino, per esempio, a far “durare” tutto il tempo del film una singola chiacchierata al tavolo del bar o un singolo “sound check” del cantante Nico.
Ho conosciuto Roberto dopo aver visto il sito di “Matrimovie” su Internet. Mi aveva colpito la sua idea di proiettare dentro i cinema di paese i filmini di matrimonio, così ho deciso di conoscerlo e sono andato a Molfetta, dove ho incontrato tutto il suo entourage di professionisti delle feste di nozze. Mi è subito sembrato un mondo molto interessante e abbastanza distante dal mio da farmi venire il desiderio di buttarmici dentro e raccontarlo.
Dal punto di vista visivo, la scelta è stata quella di identificare un linguaggio unitario nel corso di tutta la narrazione. La camera, quasi sempre su cavalletto, costruisce quadri della quotidianità dei personaggi. A volte più ampi, come le riprese di un romantico filmino matrimoniale, dentro una cava che sembra il set di un film western, oppure stranianti, come il lavaggio della prima auto alla benedizione di un autolavaggio, altre volte minimi e quotidiani, come il montaggio di una consolle da dj dentro una grande sala ricevimenti vuota. Sempre, almeno nelle intenzioni, brani di racconto conclusi nello sguardo e coerenti con l'architettura generale, in cui si è cercato, anche quando si seguivano delle derive o delle tracce secondarie, di offrire sempre la medesima dignità di sguardo a ciò che succedeva vicino a noi. Con questo intendo quello sforzo minimo tale da costituire un punto di vista anche sui fatti più superficiali o più effimeri, o forse soprattutto su questi, dal momento che il film racconta, credo, una realtà più per come essa si mostra, che per come è realmente.
Ci sono documentari in cui si affrontano temi precisi che si conoscono bene, su cui ci si è fatti un’idea approfondita, in questo caso, per esempio, si poteva costruire un film sull'enorme business del matrimonio, sul dispendio di denaro in tempi di crisi, sull'indebitamento degli italiani a causa dei matrimoni, sul conformismo o tante altre cose. In altri casi, invece, fare un documentario può somigliare al varo di una barca che prende il mare, o più semplicemente ad un incontro in un posto nuovo. Nel fare Nozze d'Agosto abbiamo voluto, tutta la troupe, abbandonarci a questo incontro, come un ragazzino di prima elementare che, per la prima volta, va a trovare al pomeriggio il nuovo compagno di banco, vede la sua casa, le stanze, il giardino, i suoi giochi, si stupisce e intanto prende confidenza con un mondo nuovo.
Sono contento di quello che è scaturito dall'incontro tra noi come “documentaristi” e i personaggi del film. Come tutti i documentari, ma forse come tutti i film in generale, Nozze d'Agosto è il racconto dell'incontro tra chi filma e chi viene filmato. In questo caso l'incontro tra due realtà è anche l'incontro tra due immaginari.
Da una parte c'eravamo noi della troupe che, giorno per giorno, ci aggiravamo per la città, sceglievamo dove fermarci con la nostra attrezzatura da ripresa, chi, cosa e come riprendere, con tutte le nostre idee sul filmare che ci eravamo portati da casa. Dall'altra c'era il palcoscenico delle feste di nozze coi suoi attori, i nostri protagonisti, ben consapevoli di recitare la loro parte dentro uno spettacolo popolare. La messa in scena c'era già: erano Max, Michelangelo, Roberto, Nico, ad indossare da professionisti il loro abito ed entrare in scena ogni giorno, il regista di film di nozze Mauro a mettere e mettersi in scena per mestiere. Noi non facevamo altro che girare attorno a questo mondo fermandoci ogni tanto a coglierne dei momenti, un po' come degli aspiranti rabdomanti che vagano in un luogo che ogni giorno diventa più familiare, cogliendone e restituendone brani.
Il tempo è un tempo circolare, racchiuso tra le feste di nozze e la festa sacra della Madonna dei Martiri. E' un tempo di riti che si ripetono, ma è anche il tempo dei nostri protagonisti che ogni giorno rivestono i panni dei loro personaggi. Abbiamo fatto tornare un'unica sessione di prove del cantante Nico più volte in diversi momenti del film, per rimarcare un tempo che ritorna su se stesso, che gira come una giostra, non parte da nessuna parte e non ha una destinazione precisa. Non delinea i passaggi di una tesi predeterminata.
Paradossalmente la realtà da raccontare si ritraeva e spariva man mano che prendevo confidenza con quel mondo. Non c’è praticamente intimità nei personaggi di Nozze d’Agosto, nulla si rivela di loro, del loro privato. Il dj Max in auto che viaggia di notte da una festa all’altra rappresenta forse il momento di maggiore intimità del film, e non a caso è un momento di solitudine. Mi sarebbe piaciuto dare l’idea, e non so se l’ho fatto, di un piccolo mondo/girotondo, che si sarebbe sfumato, dissolto nel momento in cui si fosse fermato il perno che lo faceva girare.
Uno dei primi giorni di riprese, seguendo un’immagine mentale, siamo andati a riprendere una giostra coi cavalli meccanici, un carosello che gira su se stesso. L'immagine un po' sospesa del carosello mi sembra riassuma bene il senso del film. La giostra coi cavalli che girano, alla fine, non è stata montata, però è rimasta la musica che diffondeva nel parco giochi, che abbiamo registrato ed è diventata la “colonna sonora” del film.